Un capriccio per ogni dentino: perché i bambini non amano lavarsi i denti e come rispondere al rifiuto.

a cura della Dott.ssa MARINA ZANOTTA

PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA

Per quanto si cominci a lavarsi i denti fin da piccoli, intorno ai 2 anni possono subentrare piccoli capricci e resistenze che portano i genitori ad attivare battaglie quotidiane sull’igiene orale e spesso ci si ritrova a mollare il colpo o ad accontentarsi del fatto che i denti vengano puliti solo sommariamente. Ma cosa c’è dietro a questi comportamenti? Perché i bambini sembrano boicottare in modo così convinto dentifricio e spazzolino?
È bene sapere che questa lotta apparente sulla propria igiene orale non è quasi mai legata al gesto in sé, ma, come i bambini ci insegnano quotidianamente, il comportamento che noi adulti chiamiamo “capriccio” altro non è che uno degli strumenti che i bambini hanno per raccontarci qualcosa di loro e di come si sentano in quella situazione. Il rifiuto di lavarsi i denti che compare intorno ai 2/3 anni è curiosamente coincidente con una fase specifica della crescita dei bambini: la fase di acquisizione del “NO” come strumento di affermazione della propria individualità. Il bambino impara velocemente che esprimere il proprio disaccordo ai genitori fa accadere tante cose, ma sicuramente gli/le permette di acquisire un parziale controllo della realtà che lo circonda; dopotutto noi adulti sappiamo benissimo che “No significa NO” e questo per un bambino vuol dire imparare a far valere il proprio punto di vista, le proprie necessità e le proprie opinioni. Il problema è che i bambini, anche solo per competenza linguistica legata alla loro età anagrafica, difficilmente sanno raccontare cosa ci sia dietro quel no; sta a noi adulti provare a dare un significato alla situazione e al loro rifiuto in modo da costruire insieme la possibilità di trovare una strada percorribile, che non porti allo scontro, ma alla comprensione.
Ma quali sono i motivi principali per cui i bambini non vogliono lavarsi i denti? Come provare a superarsi? Ne vediamo insieme alcuni:

Giochiamo a farlo da soli

Nei primissimi anni di vita, i gesti di cura legati all’igiene quotidiana sono, comprensibilmente, svolti dagli adulti sul corpo dei bambini; crescendo, tuttavia, il bambino può esprimere con il no la voglia e, al tempo stesso, la difficoltà di provare a gestire autonomamente il proprio corpo e la cura dell’igiene ad essa correlata. In questa visione, il bambino potrebbe opporsi all’idea di lavarsi i denti perché non accetta più di farlo fare a mamma o a papà, ma, al tempo stesso, è consapevole di non saperlo ancora fare bene in autonomia. Per evitare il “fallimento” su entrambi i versanti, semplicemente, lo rifiuta. Come provare a superare il problema? Sicuramente trasformandolo in un bel gioco da fare insieme! Con i più piccoli si può giocare a lavare i denti a bambole e pupazzi (chiaramente NON utilizzando lo stesso spazzolino del bambino), facendo in modo che sia il bimbo ad occuparsi di questo gesto, riconoscendo lo sforzo fatto e correggendo nel gioco i gesti sbagliati. Un altro modo è quello di rendere l’igiene orale un momento condiviso con un genitore o un fratello più grande: ci laviamo i denti insieme davanti allo specchio, e giochiamo a copiarci facendo gli stessi movimenti e magari verificando di averli lavati bene, utilizzando entrambi una pastiglietta rivela placca.

Colori, forme e sapori

Per i bambini lavarsi i denti non è solo un gesto meccanico, è anche la conoscenza di consistenze ed esperienze nuove: lo spazzolino può avere diversi colori e consistenze, il dentifricio ha un sapore a cui mi devo abituare, e così anche per il colluttorio o per lo scovolino via via che si cresce. Se abbiamo detto nell’opposizione spesso si nasconde la manifestazione di un disagio, bisogna ricordarsi che la chiave di tutto può davvero essere nel tipo di prodotto scelto per l’igiene orale! Proviamo a coinvolgere il bambino nella scelta dello spazzolino, in commercio ce ne sono di colorati, con le forme di animali, con i disegni dei cartoni animati ecc. e proviamo a testare diverse marche di dentifricio in modo da trovare quella con il sapore meglio tollerato dai più piccoli (i dentifrici aromatizzati al mentolo sono davvero poco tollerati fino ai 6/7 anni, meglio uno aromatizzato alla frutta). Sicuramente per alcuni dettagli più tecnici quali: la presenza o meno di fluoro, la scelta tra spazzolino elettrico o manuale ecc., è sempre possibile farsi consigliare dagli specialisti.

L’importanza di una routine

Prendersi cura della propria igiene personale è molto importante, ma i bambini possono non avere la consapevolezza del significato e delle tempistiche necessarie; per questo motivo è importante inserire l’igiene orale all’interno di una routine strutturata, facendo in modo che i più piccoli imparino a conoscerne l’esistenza e ad acquisirne il significato legandolo ad un particolare evento della giornata che già conoscono, prima ancora di riuscire a comprenderne l’importanza legata al benessere e alla salute del proprio corpo. Sorprendere un bambino mentre sta giocando o mentre sta guardando la televisione, affermando in modo perentorio “vai a lavarti i denti che è tardi” è altamente sconsigliabile, perché non è contestualizzata in alcun modo e quindi per i più piccoli non ha un significato comprensibile. Bisognerebbe creare una narrazione che anticipi la descrizione del momento specifico della giornata in cui si desidera inserire il gesto del lavarsi i denti e offrirlo al bambino come il racconto di quello che sta per accadere, in modo che abbia il tempo necessario per prenderne atto, immaginarsi la sequenza e avviare i gesti di una routine consolidata e già carica di significato. Un buon esempio potrebbe essere quello di inserire l’igiene orale serale all’interno della ritualità dell’andare a dormire; in questo modo, già al termine della cena, si potrà ricordare al bambino che si sta avvicinando l’ora per andare a dormire e questo vuol dire che si leggerà insieme una bella storia, ci si metterà il pigiama e ci si laveranno i denti e così via fino al momento dell’addormentamento.

A noi adulti capita spesso di catalogare come “capriccio” un comportamento che esprime il disappunto di un bambino, bisognerebbe ricordarsi sempre che questi atteggiamenti hanno origini e significati molto precisi nelle possibilità che i più piccoli hanno di esprimersi e che spetta sempre a noi adulti il compito di offrire la giusta lettura degli eventi e strategie alternative per affrontare la quotidianità; ingaggiare battaglie sul quale sia il “No!” pronunciato a volume maggiore o con la maggiore convinzione non è mai la scelta meglio funzionante, soprattutto quando si tratta di un gesto semplice e importante quale l’imparare i fondamenti per una corretta igiene orale.